Dojo

Dōjō (道場, Dōjō), comunemente traslitterato come dojo, significa luogo () dove si segue la via (), o anche: “luogo per la ricerca della via”.

Il termine derivato dal Buddhismo indicava il posto in cui si opentogardenottiene il risveglio; con la diffusione nel XX secolo dei diversi budo, con l’obiettivo di coltivare il carattere e formare individui di valore, sorsero numerosi dojo che venivano in molti casi considerati da maestri e praticanti una seconda casa.

Tuttavia il concetto di Do, “la via” o stile di vita al quale dedicare se stessi, si può estendere a qualsiasi importante vocazione perseguita con dedizione; il nome dojo viene quindi attribuito anche a luoghi in cui si studiano discipline diverse come ad esempio la calligrafia o la danza.

Nel dojo di Aikido l’allenamento si svolge sul tatami, uno spazio rettangolare ricoperto da materassine. Sul lato principale, detto kamiza, è posto il ritratto di O Sensei (il fondatore dell’Aikido); su quello opposto, shimoza, gli allievi siedono sia quando assistono alla spiegazione della tecnica da parte del maestro sia quando salutano all’inizio e alla fine della lezione (in questo caso si dispongono ordinati per grado).

Non sempre è possibile nel mondo moderno rispettare gli antichi canoni secondo cui il dojo è costruito, ma è indispensabile comprenderne l’intima essenza. Ovunque sia situato e disposto, il dojo è un luogo particolare ove si entra con rispetto, abbandonando problemi e interferenze della vita quotidiana per praticarvi l’arte, con intensità e con gioia.

dojoL’Aikido tuttavia non è solo arte marziale da coltivare per un miglioramento fisico, ma anche arte dell’interiorità. Il dojo quindi, oltre al luogo fisico ove si pratica, diventa anche uno spazio dedicato alla concentrazione, alla meditazione, dove si apprende con amicizia e mutuo rispetto, attraverso una pratica attenta e corretta. In questo senso il dojo è cosa ben diversa da una comune palestra dove ci si esercita in qualche attività fisica; per questo ci si pratica in silenzio, in un’atmosfera di calma serenità, per raggiungere la migliore realizzazione della propria individualità, l’equilibrio tra mente e corpo. Il dojo diviene simbolo della Via dell’arte quando il praticante riesce a realizzare un giusto stato mentale e spirituale.

Lo scopo ultimo della pratica è di migliorare il nostro lato interno attraverso il corpo e non tramite astratte teorie di valori spirituali; in questo modo l’allenamento porta a rafforzare il coraggio, la serenità interiore e la capacità di interagire con gli altri. E’ strutturato per ottimizzare l’atteggiamento mentale, per permettere risposte equilibrate alle avvearmiciabattersità anziché il ricorso alla violenza, per aiutare ad affrontare le aggressioni, anche in senso figurato, in modo che ogni conflitto venga impedito o concluso in modo efficace. La pratica quindi si sviluppa in una atmosfera intensa ma serena e gentile che consente a tutti un allenamento proficuo e divertente, ognuno secondo le proprie capacità e senza contrapposizioni.

Essendo l’Aikido una disciplina senza finalità agonistiche, la pratica si svolge in un clima di collaborazione e cooperazione, in cui i praticanti si aiutano vicendevolmente, progredendo insieme. Viene quindi a formarsi un forte senso di gruppo, in cui non esiste l’obiettivo di perfezionare le prestazioni dei singoli individui più avanzati, ma dove gli allievi di maggiore esperienza sono di aiuto ai principianti per la crescita del gruppo, ossia del “dojo”, che in questo modo acquista un ulteriore significato, dissociato da quello puramente materiale di “luogo dove si pratica”.

L‘insegnante e responsabile del dojo AIKIDO CUS ANCONA, incaricata dal Direttore didattico dell’Aikikai d’Italia, è Evghenia Sakellariadi, III dan Aikikai.